Leggo spesso blog, diversi tra loro. La mamma un po’ carogna, il nerd e i suoi episodi esilaranti di vita vissuta, i viaggiatori con le loro storie. E ho realizzato una cosa: se sei una blogger, essere felice è un casino.
Prendi Machedavvero, poveraccia. Quando era una madre sull’orlo di una crisi di nervi tutti a leggere, adorare, confortare. Poi la pupa è cresciuta, lei sta meglio e giù le critiche. Anche adesso che si fa i viaggi in giro per l’Europa io stessa penso Belle foto eh, ma che noia è diventata…
Perché diciamocelo, è umano: le sfighe sono più divertenti delle cose belle. Ridereste se chi scivola sulla banana ricadesse in un leggiadro plissé anziché con una sonora panciata? Chi leggerebbe mai un libro che alla prima frase fa subito Ecco la storia di tre persone che sono vissute felici e contente? Nessuno. Devono essere orfani, sfigati, partire dal basso che più basso non si può e vogliamo accompagnarli verso la rinascita, la gloria. E le serie tv? Più sono intricate, misteriose, avventurose più le guardi. E se c’è quel pizzico di splatter o di violento pazienza, nel contesto ci sta perché intanto la tua mente è nutrita di altro. Di azione, di carica magnetica che ti tiene incollata allo schermo.
Questione di storytelling baby, quello delle nostre vite. Meet, lose, get. Il gancio, il picco di tensione, la felicità nel raggiungimento del risultato. Togli tutto questo e non c’è storia, letteralmente.
E se uno è felice? Cacchio se ne fa del tudududu stile Lo Squalo? Niente. Se sei felice non hai paura, non chiedi alle persone di cambiare. Te ne stai lì bello tranquillo e ti godi ciò che hai. Montagne russe emozionali un’altra volta, grazie.
Ecco quindi il dubbio. Dato che sono (finalmente) felice, potrò mai realmente intrattenervi signori e signore che siete lì, dall’altra parte dello schermo? Chi siamo? Dove stiamo andando? Ma soprattutto: perché il reach organico Facebook continua a calare?
Torno a lavorare che è meglio.