Ho affrontato i miei due giorni di mare con il buon proposito di scrivere senza farmi troppe domande stilistiche e cazzeggiare senza farmi troppe remore morali.
Circondata solo dal brusio del mare ho lasciato che il vento ripulisse la mia testa dallo stress per il lavoro, la casa ancora da finire…
Puntini infiniti che finalmente non vanno più in cortocircuito ma percorrono una lunga distanza fino a dissolversi.
Come al solito le zanzare mi hanno scambiata per uno spiedino succulento e i capelli stirati hanno retto ben 30 secondi netti 🙂
Insomma, leggi e rileggi, ascolta musica e prendi il sole… Alla fine la geniale consapevolezza: non stavo pensando a niente. Mente svuotata. Stato di frizzante stordimento. Figata, ecco.
Spesso pensiamo che la vacanza debba essere cocktail un filo meno annacquati, nuotate a perdifiato, pesce come se non ci fosse un domani urbano, motorino, gonne oscene e orecchini fluo.
Ma la verità è che quando lavori al pc ogni giorno, facendo ‘a nuttat dietro ai clienti più esigenti, non ti perdi una email sull’iPhone e sei aggiornato minuto per minuto su Twitter, la vera, sola, unica cosa di cui senti il bisogno in vacanza è il nulla cerebrale.
Il tempo che si dilata fin quasi a diventare noia. Leggere il minimo indispensabile, possibilmente robe poco geek e per niente cool. Insomma, abbrutimento positivo, condito con pomodorini freschi, olio e balle di fieno che rotolano felici per il cervello.
Promemoria per questo autunno caldo: dedicare 10 minuti alla settimana a pensare a niente.