Dopo la prima esilarante puntata della serie “Galateo della scrittura sui social network”, siore e siori ecco altri stupefacenti stralci di vita virtuale quotidiana.
Nella parte centrale della propria vita, la Femmina Lavorativae si scontra con un doloroso inconveniente. Generalmente classificato come attività stufosa, e recentemente assurto alle cronache come occupazione sottopagata di tempo altrimenti utile, tale inconveniente è definito lavoro. Nonostante una diffusa piaga della specie nota come disparità di genere, aggravata da un ambiente ostile detto crisi, la Femmina Lavorativae tende ad affrontare con stupefacente pazienza e grinta l’attività lavoro. Tuttavia, recenti ricerche mettono in luce un trend che vede la Femmina Lavorativae scontrarsi con gravi episodi di una malattia molto diffusa, dalla cura ancora sconosciuta, nota come Sindrome del machecazzoscrivibalengo. Sono affetti da tale malattia colleghi di lavoro ambosessi di ogni età, ma si rilevano particolarmente esposti individui già colti in atteggiamenti di Delirio Tremens quali pronunciare di fronte a un cliente importante il nome “disto” (distanziometro ndr) come “desktop”, lasciare il water dell’ufficio orrendamente mutilato di maron caghet, scambiare i bicchieri (pieni) dei colleghi per posaceneri a libera disposizione, raccomandare la puntualità e poi arrivare alle 9.45.
Attenzione: queste osservazioni sono frutto di una vasta ricerca sociale che ha coinvolto numerose Femminae, pertanto ogni riferimento ai fatti descritti di seguito non è affatto casuale. No no, se vi ci riconoscete siete proprio voi. Colleghi avvisati…
Il simpaticonemaancheno. Capo che mi hai licenziato/non mi hai rinnovato l’ennesimo contratto precario, non ti aspettare che continui a chiacchierare con te come niente fosse su Facebook. Non ti aspettare che ti risponda a suon di emoticon sorridenti. Aspettati che ti banni in eterno, questo sì. Se poi ci hai anche velatamente provato, con tutta probabilità adesso starò ridendo della tua faccia con le mie amiche. A social spenti.
Il giocherellone. Collega che giochi a Ruzzle con gli amichetti di Facebook o Twitter, è inutile negare l’evidenza: le notifiche sul tuo profilo parlano per te. Sì, anche al tuo capo. Sì, anche quando dici che vai solo un secondo in bagno e poi ci passi sei ore e torni col crampo all’indice.
La diarroica. Collega che ogni 5 minuti clicchi sul magico pollice o (peggio) pubblichi immagini sdolcinate con frasi tipo “le donne sono forti e gli uomini no, pappappero”. L’intera Feisbucsfera ha capito che il fidanzato ti ha piantata, sappiamo cosa stai provando e ci dispiace di cuore. Ma eccoti un dato comprovato: il numero di frecciatine postate per far capire qualcosa a una persona idiota è inversamente proporzionale al raggiungimento di tale obiettivo. Ergo: l’unico che non avrà visto quelle immagini sarà il tuo ex fidanzato, noto agli studiosi come Diversamente Dotatus Celopiccolus. Mentre noi ci ritroveremo la home page intasata di donne piangenti, tatuaggi, cuori infranti. Consiglio: vai a sbronzarti con le tue amiche al Quadrilatero, è più efficace.
Per completezza non potevo escludere dalla mia lista di saggi una specie in rapidissima espansione territoriale: gli stilisti mancati. Se è Homo Balengus si presenta con magliette da bimbominkia o pantaloni calati con mutande a vista, nonostante occupi una posizione dirigenziale. Se è Femmina Cretinettis giunge baldanzosa con unghie rifatte lunghe 25 centimetri e poi ti chiede di aprirle la bottiglietta dell’acqua perché non riesce più a usare normalmente gli arti superiori. Oppure ha 45 anni e quella sua maglietta fina che piace tanto al Collega Bavosus. Ah, naturalmente prima di comparire in ufficio ha applicato il trucco con la nuovissima cazzuola di Kiko, perché l’ha consigliata Clio Makeup. Un solo commento: #abbiatepietà.