Io amo i pumpista.
Altrimenti detti in italiano pompieri o vigili del fuoco, i pumpista sono quelli che aiutano tua nonna quando si è chiusa fuori casa, quelli che ti soccorrono se l’alluvione a momenti ti porta via le piume. Quelli che quando tuo nonno ha perso un occhio l’hanno invitato nella loro caserma del quartiere, per farlo stare in compagnia.
I pumpista sono quelli che alle elementari ti facevano fare le prove antincendio o ti davano indicazioni su cosa fare in caso di terremoti. Quelli che si andava con mamma a far la spesa alle Gru e la mamma ti diceva Guarda, vedi quel palazzo che sembra diroccato? Lì si allenano i pompieri, pensa che paura buttarsi già da un terzo piano. Quelli che quando un ladro ti ruba in casa con una mano ti consolano a pacche sulle spalle e con l’altra ti abbattono a martellate la serratura ormai inutilizzabile.
Sono quelli che vedi in tv o fotografati sui giornali, con il viso tirato e gli occhi bassi perché non hanno potuto fare di più per salvare l’operaio della Thyssen da quelle stramaledette fiamme.
A me i pumpista hanno sempre dato senso di protezione e sicurezza.
E parliamoci chiaro, non è certo dato dalla loro prestanza fisica. Se in Sex&The City i vigili del fuoco hanno un limite di peso e fanno pure calendari, qui in Italia il pumpista medio ha una corporatura decisamente più… terraterra, e nessuna di noi ragazze fantastica sulle sue foto di nudo. No, non è l’aspetto esteriore: a me affascina quel loro essere understated. Nessuna fiction televisiva che ne celebra l’eroismo, nessuna divisa elegante, nessuna parata a cavallo. Solo maglietta, pantaloni e i caratteristici scarponcini.
Perciò, ecco un accorato appello già fatto anche ai miei amici.
Succedesse mai qualcosa, esempio non rispondo al cellulare o ci rapinano la borsa all’uscita dal cinema, prima di tutto chiamate i pumpista. Poi tanto carabinieri, polizia & co. arrivano e si mettono al lavoro. Ma prima di tutto, ricordatevi che io amo i pumpista.