Quanto è affascinante l’idea di poter riprodurre in autonomia oggetti in 3 dimensioni anziché su carta?
Di potersi fabbricare tazze, piatti, vasi, gioielli, scarpe, giocattoli per i bambini, soprammobili?
Si può fare con la stampa 3D e funziona così:
Una stampante 3D lavora prendendo un file 3D da un computer e utilizzandolo per fare una serie di porzioni in sezione trasversale. Ciascuna porzione è poi stampata l’una in cima all’altra per creare l’oggetto 3D.
Neanche la proverbiale diffidenza di Torino ha impedito che in città venisse sperimentata questa innovazione. Per esempio c’è il Fablab Torino, dove per la prima volta due anni fa ho sentito parlare di MakerBot e stampa 3D. Succede spesso che in Piemonte si formino e sboccino talenti nelle nuove tecnologie, ma se ne parla di rado (purtroppo) sui media mainstream. Nel dicembre 2013, Avio Aero ha annunciato che utilizzerà la tecnologia di stampa 3D anche nel proprio settore di produzione, quello dell’industria aeronautica. L’investimento nella tecnologia additive manufacturing fatto negli ultimi 4 anni si aggira intorno a 20 milioni €. Non male se pensiamo al contesto economico di crisi. Ed è la dimostrazione che non si tratta più solo di un’idea, di una trovata intelligente per pochi smanettoni.
L’aspetto che trovo interessante è proprio questo ulteriore passo in avanti. Dalla produzione industriale a quella home il passo è breve e la città ha colto il trend: durante Paratissima 2013 lo scorso novembre è stato presentato il progetto di Maurizio Mambrin, imprenditore torinese quarantenne, che attraverso il RepRap sonda il fenomeno dell’home 3D printing. Il progetto RepRap, lanciato nel 2005 dall’ingegnere britannico Adrian Bower, unisce la tecnologia di stampa 3D alle logiche open source, bypassando la produzione industriale e mettendo in libera circolazione i progetti stampabili. Secondo i promotori di questa visione, presto si arriverà al superamento dei confini della prototipazione per giungere a un utilizzo di queste nuove tecnologie da parte di tutti, anche i non-makers. Il punto è quindi capire la portata di sviluppo potenziale per nuovi modelli produttivi, distributivi ed economici innescati da questi nuovi strumenti. Ecco il video di un workshop interessante a proposito.
Massimo Banzi, fondatore di Arduino e brillante mente innovativa piemontese, ha sposato in pieno l’entusiasmo per il 3D printing, in linea con la sua visione di un futuro sempre più appartenente ai makers.
La democratizzazione del 3D printing può effettivamente impattare sull’attuale sistema produttivo occidentale. Stiamo andando verso un Mondo in cui nasceranno migliaia di piccole aziende di prodotti di nicchia. La possibilità di inventare e prototipare sarà sempre più alla portata di tutti (…)
Prossima frontiera? La penna tridimensionale, 3Doodler, che grazie a un inchiostro in plastica colorata permettere di assemblare, disegnandole “nell’aria”, strutture rigide in grado di stare in piedi da sole. 3Doodler è stata ideata dalla WobbleWorks, che l’ha realizzata con un budget di 2 milioni $ raccolti grazie a Kickstarter. Potete comprarvela qui a 99 $.