«Non ti stai concentrando abbastanza», si lamenta.
No certo che non mi sto concentrando, come potrei?
Sono seduta a gambe incrociate su un prato.
«Respira», mi dice.
Ma non riesco neanche a tenere gli occhi chiusi, catturata dalla maestà che ho attorno.
I miei occhi sono fagocitati, rapiti e mai riconsegnati alla realtà.
La margherita che mi solletica il palmo della mano appoggiata a terra.
Le venature oscene che rigano il tronco dell’albero al quale è appoggiata la mia schiena.
Il ponte piccolo, così piccolo quasi si trovasse in un cofanetto da Polly Pocket.
No, non riesco a concentrarmi.
Ed è solo la prima volta.
— Questo è il primo episodio di un esperimento di storytelling. Continuate a seguirci per saperne di più.