Sento il bisogno di sorridere farsi largo senza fatica tra le viscere ed esplodere sul viso.
Non riesco a smettere.
Sembra tutto splendido, brillante, ovattato e tranquillo.
E io lì, ferma, con questa ridicola paresi facciale.
Invece lei no, povera bestia schiacciata a terra, inerme.
La tartaruga.
O meglio le sue budella rossastre.
Ormai ridotte a schiacciate, spalmate in modo indecoroso sul pavimento della sala.
Alzando gli occhi, vedo un’indicazione eloquente.
Una freccia rivolta a sinistra disegnata con inutile manierismo sul muro.
Il mio sguardo si muove lento e meccanico, come quelli di un personaggio dei giochi da pc, seguendo la direzione indicata.
Lì sul tavolo il vero cadavere.
Stavolta non si tratta di una tartaruga.
Ma io niente, essere senza rispetto, non riesco a smettere di sorridere.
— Questo è il secondo episodio di un esperimento di storytelling. Continuate a seguirci per saperne di più.