Gomorra in versione russa, con la stessa criminalità ma più freddo, più tatuaggi e (se mai fosse possibile) più crudeltà.
Qualche congiuntivo dimenticato fa uno strano effetto ma scivola via senza togliere proprio nulla alla storia, in sé potentissima.
Quando ho finito di leggerlo di provato un po’ di tristezza per alcuni degli episodi raccontati, forse troppo lontani dal nostro quotidiano occidentale privilegiato per poter essere davvero compresi, nel profondo di ogni piega e piaga.
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La fame viene e scompare. Ma la dignità, una volta persa, non torna mai più.
Chi vuole troppo è un pazzo. Un uomo non può possedere più di quanto il suo cuore possa amare.
Un tatuaggio non è semplicemente un disegno. Vedi, un tatuatore è come un confessore. Lui scrive la storia di un uomo sul suo corpo.
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