5+1 corsi/workshop per chi lavora nel settore Web, a Torino

Corsi e workshop2015 a Torino19 – 23 Ottobre 2015 View Conference 2015 – Hashtag per seguire l’evento: #VIEWConference2015

20 – 23 Ottobre 2015 – Corso di introduzione al Web Design

30 – 31 Ottobre 2015Angular JS Advanced Workshop

31 Ottobre 2015Corso per imparare a scrivere belle (e buone) newsletter ed email

7 Novembre 2015Workshop su Ruby on Rails

Capita spesso che chi lavora nel settore tech/nuovi media sia anche freelance, quindi concludo il post ricordandovi il Freelance Day del 24 al Toolbox: ecco le info 😉

Recensione colouring books (libri da colorare per adulti): cosa sono e a cosa servono.

colouring books mandalaSe vi dico che va di moda colorare quale potrebbe essere la vostra risposta?

Prima di pronunciare un cinico tu pensa, hanno inventato l’acqua calda, sappiate che non sono impazzita e che, anzi, da diversi mesi online se ne parla molto: secondo questo trend, da adulti colorare disegni chiamati mandala aiuta a rilassare, limita lo stress, scatena la creatività, incanala con gentilezza la concentrazione.
A prima vista sembra una cavolata, l’ennesima idea da markettaro per vendere libri da bambini agli adulti (facendoli pagare il triplo). Per questo, nel dubbio, ho sperimentato e adesso ve ne parlo.

Se date un’occhiata su Amazon vi renderete conto che i coloring books – altrimenti detti albun da colorare dalla mia nonna Giulia che me li comprava in edicola quando avevo 5 anni – hanno un costo, e non parliamo di un paio di euro. Quindi, scarico qualche mandala da vari siti e mentre lancio la stampa mi dedico alla ricerca sul loro significato.
Pare che questi disegni non vengano proposti a caso nei coloring books: tutti di forma circolare, hanno all’interno elementi legati alla natura e disposti a raggio. Potevano farci colorare Topolino – direte voi – non sarebbe stata la stessa cosa? Pare di no. Il mandala ha un senso preciso, che risale a tempi antichissimi: secondo i buddhisti raffigura il processo mediante il quale il cosmo si è formato dal suo centro, mentre in India è una danza.

E adesso eccoci qui, dopo una giornata di lavoro. Sono le 18 e io coloro. Verde.
Alle 18.15 ho colorato un foglio e ricordo perfettamente quello che ho mangiato a pranzo, il che se vogliamo è un risultato positivo. Viola.
Alle 18.30 sono al secondo disegno e mi sono dimenticata perché sto colorando. Purtroppo, però, mi sono ricordata benissimo delle 47 cose che avrei dovuto fare oggi e non ho fatto, va beh. Non importa, passiamo al terzo disegno.
C’è una tempistica per colorare, come nelle lezioni di yoga in palestra? Quanti disegni devo finire? Non lo so. Andiamo avanti: rosso.
Ore 18.50, ho capito: l’arousal!

Con questo termine si intende una condizione di basso livello di vigilanza della mente, che regala uno stato di attenzione diffusa. Secondo numerosi studi questa condizione è la migliore per concentrarsi, stimolare l’insorgenza di idee, insomma creare.
Quindi è questo il punto: colorando, la mente entra il stato di arousal, viene lasciata vagare ma mantenuta vigile e concentrata grazie ai limiti imposti (margini da rispettare e colori da scegliere). Ed ecco che si entra in contatto con elementi legati al ricordo di breve termine e poi di medio e lungo, insomma depositi della memoria che non spolveravamo da un po’. Sono questi a favorire la creatività, insieme alla ripetitività del gesto stesso, che aiuta a concentrarsi.

Colorare uguale spolverare i ricordi, sì forse è questa la risposta.

P.S. Vi metto su Instagram il risultato finito del disegno di cui sopra 😉

Dove è finita la blogger?

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=FPIaE2Bq6PI&w=420&h=315]

Complice freddo e giornate uggiose, mi sono buttata a capofitto sul lavoro e sono tornata a scrivere come una forsennata. Il che è positivo per le mie finanze, certo, ma un po’ meno per il blog che ho ingiustamente trascurato.

Per farmi perdonare, vi svelo cosa ho scritto di recente (nonché la mia anima più profescional) e vi segnalo tre post che potrebbero interessarvi, sempre in tema social media e scrittura.
Spero possiate trarne informazioni utili e spunti di riflessione, sarà un piacere ascoltare le vostre opinioni o esperienze perciò scrivetemi! 😉

How-to – Come si fa una intervista

intervista social media torino howtoCosa hanno in comune Daria Bignardi e Fabio Fazio? Di certo avrete visto almeno una volta i programmi televisivi che conducono: sono incentrati sulle interviste ai personaggi più disparati come politici, attori, giornalisti, scrittori, comici.
Ora, che voi vogliate condurre una trasmissione tv oppure dobbiate più semplicemente scrivere un’intervista per il vostro giornale, sito o blog, ecco qualche dritta su come preparare, costruire e sfornare una bella intervista.

PERCHÉ – Se avete scelto questa intervista da soli, conoscerete certamente la motivazione che vi spinge a farla. Se vi è stata assegnata e non vi è chiaro il perché fate domande. Approfondite con i vostri superiori, clienti, committenti. Cosa vogliamo ottenere dall’intervista? Perché proprio a questa persona o gruppo? Perché lui/lei e non altri esponenti del settore? Lasciare tutto questo al caso o all’intuizione equivale a partire già azzoppati.

CHI – Altra mossa furba è capire chi si avrà di fronte. Che l’intervista sia scritta, telefonica o di persona, è fondamentale una ricerca preliminare sul profilo in questione. Di solito io mi sforzo di andare oltre alle informazioni base: ad esempio mi chiedo cosa ha scritto negli ultimi mesi, di cosa si sta occupando. Quali novità lo hanno visto protagonista nella sua vita (anche personale)? A quali eventi ha partecipato, magari twittandone, e in compagnia di chi?
Anche se vi rendete conto di non condividere politiche, idee e azioni di chi avrete di fronte, cercate di mettere da parte sentimenti personali e pregiudizi. L’empatia – altrimenti detto mettersi quanto più possibile nei panni dell’altro – aiuta moltissimo ad evitare gaffes, andare dritti al punto, non perdere tempo e non farlo perdere agli altri.

COSA E QUANTO – Una volta avuti chiari questi primi punti, potete partire con la costruzione. Stabilite con precisione data, luogo e orario e comunicate anche la durata prevista dell’intervista (gesto sempre apprezzato, specie se vi tenete sulla mezz’ora e rispettate poi i tempi).
In questo paragrafo va affrontata anche l’annosa “questione delle domande concordate”: in alcuni casi capita di sentirsi richiedere le tracce in anticipo e ci si può trovare spiazzati. Il mio post/articolo somiglierà ad un triste comunicato stampa? Perché non posso chiedere ciò che avevo in mente? Beh sappiate che non siete i soli a pensare tutto questo: ciascuno trova le proprie risposte a queste domande, dal canto mio posso dirvi che ho scelto di non comunicare mai in anticipo i dettagli delle interviste che faccio.
Tornando al nocciolo della questione, più che un rigido elenco di domande studiate un percorso da fare con il vostro intervistato. Immaginate una passeggiata in montagna: voi sarete la guida lungo il sentiero – con cartina, punto di partenza e di arrivo bene in testa – ma lui/lei sarà libero/a di fermarsi a fare qualche foto, se i tempi lo consentono.

COME – Mantenere una scaletta flessibile vi consente di divertirvi e di non annoiare.
Fate poche domande – quelle giuste – e prestate attenzione al linguaggio, considerando età e background dell’intervistato.
Ah, e sapete qual è il top? Non avere alcuna domanda. Sì esatto avete letto bene. Sono convinta che le migliori interviste non siano fatte di botta e risposta ma di spunti intelligenti di discussione e dibattiti che arricchiscono tutti gli interlocutori.

Bene, e adesso?
Siete seduti in un ufficio con un caffè di fronte, il vostro registratore sul tavolo e un po’ di inquietudine addosso, stile Anastasia Steele in 50 Sfumature?
Sorridete e rilassatevi. Che stiate aspettando un cantante rock o il sindaco della città, una persona naturale e interessata a sapere di più su chi ha di fronte mette chiunque a proprio agio e fa sempre buona impressione.
Non temete di essere giudicati: in fondo siete voi a condurre il gioco, e dall’altra parte questo potrebbe essere visto con lo stesso timore che state provando voi.

In bocca al lupo e buon lavoro!

Chi scrive

scrittura storytelling torino social mediaChi scrive non lo fa perché gli viene facile.
Chi scrive ama farlo nonostante quel giorno avrebbe di meglio da fare, vorrebbe pomiciare col fidanzato, dovrebbe stirare o ancor meglio dormire un po’.
Ma questi non sono che condizionali mentre scrivere, mano a mano che lo fai, diventa un imperativo categorico.

Chi scrive per professione e per passione non pensa che il vero genio sia colui che scrive due o tre parole su un fazzoletto prestato al bar e da lì nasce un capolavoro.
Chi scrive pensa che il vero genio sia chi riedita, rimuove, rimpasta, rivede i concetti perché siano intelligenti, semplici e trasmettano qualcosa.
Un’emozione, un’incazzatura, un mito da sfatare, un’idea. Quello è l’obiettivo, e non il genio sregolato ché quello esiste solo nell’immaginario collettivo.

Chi scrive sa che potrebbe scatenare reazioni contrarie a quelle che intendeva suscitare nel lettore. Ma non importa, se ne assumerà le responsabilità.

Chi scrive trova sempre il tempo per farlo.
Non perché gli viene facile ma perché in ogni momento, quando gli accade qualcosa di speciale, unico, particolare, nella sua mente compare nitidissimo il pensiero datemi un foglietto qualsiasi o lo smartphone: ho bisogno di ricordare, voglio mettere nero su bianco o su Evernote.
Il pensiero genera scrittura e la scrittura genera altri pensieri, in un circolo virtuoso e vizioso al tempo stesso.
Sì ecco, scrivere è un vizio, un vezzo del quale ad un certo punto non si potrà più fare a meno.

Scrivere diventa compagno di vita quando non sai con chi altro parlare.
Scrivere diventa un patetico ma inevitabile strumento di conversione dei tuoi pensieri in azioni concrete. Dovresti pensare meno e agire di più ma niente, la parola scritta è il tramite obbligato per lasciare che le gambe si muovano e sbloccare finalmente braccia, cuore, voce.

E quando ti rendi conto di cosa hai scritto un po’ ti sorprendi di averlo prodotto tu, sbattendo con le dita su quei tasti.
Non c’è soluzione.
Chi scrive non lo fa perché gli viene facile.
Lo fa perché scrivere è come fare l’amore: più lo fai, più vorresti continuare a farlo.

Now-to – 5 siti con immagini per i vostri social network

immagini free social media torinoRegola n.1. Contenuto di qualità (ne riparleremo nei prossimi post, tranquilli ;-)). Regola n.2 immagini belle, accattivanti, coerenti. E possibilmente libere da copyright o diritti. Non vorrete imitare il clamoroso errore fatto da Fratelli d’Italia con la foto di Oliviero Toscani nel “caso no adozioni gay” (I ragazzi l’hanno usata perché non aveva il copyright indicato e pertanto considerata di pubblico dominio) vero?

Bene, allora questo post fa per voi.

Morto un Fotopedia se ne fa un altro. Anzi 5: per voi un elenco breve, indolore e dritto ai centri nevralgici dei vostri canali social.

– Getty Images: ha l’apposita opzione RF Royalty-Free ed è facile da navigare.

flickr immagini free social media torino– Flickr: questo database contiene moltissime belle foto ma dovete usare il tasto “richiedi licenza” per poterle riutilizzare. Esistono informazioni sulla licenza (vedi immagine a sinistra) che vi consentono di velocizzare il procedimento ricercando immagini in CC modificabili o utilizzabili a scopo commerciale.

– Google Advanced Image Search: per me il migliore quanto a varietà delle fonti (naturalmente grazie al vastissimo database Google). Tuttavia, non date per scontata la possibilità di utilizzare effettivamente come vi pare quella data foto: è buona prassi verificare sempre la fonte 😉

– Commons Wikimedia: un database con milioni di immagini. Ovvio, essendo i file caricati su Commons devono rispettare alcune regole che potete leggere qui.

– Deposit Photos: come vedete già in hp si tratta di immagini royalty-free. Il sito funziona con un meccanismo di crediti, una sorta di “moneta” con la quale potrete acquistare poi le immagini.

Le ricette imperfette – How-to: come fare il pane in casa (con la macchina)

pane how to social media torino ricetteHo cominciato a panificare quando sono andata a vivere da sola e devo dire mi si è aperto un Mondo.

Perché scartocciare il pane dal sacchetto del panettiere e mangiarselo – magari con un bel po’ di Nutella sopra – è un conto, ma ciò che viene prima per la maggior parte di noi è avvolto nel mistero, in quelle ore notturne nelle quali tiri tardi e senti il profumo provenire dal negozio del panettiere vicino casa.
Ecco, quel profumino invitante adesso si sentirà anche dalla vostra cucina, siete pronti? Non è difficile!

Ingredienti

320 ml di acqua
1 cucchiaio di olio (io ce ne metto anche due, per farlo un po’ più ciccio e buono ;-))
1 cucchiaio di sale
1 cucchiaio di zucchero
600 grammi di farina 00, 0 oppure 1
1 bustina di lievito per pane (occhio, quello per dolci NON va bene)

Unire nell’apposita vaschetta gli ingredienti sopra elencati e azionare la macchina. La mia impiega 3 ore e 30 minuti in tutto.

Consigli utili e trucchi provati da me

Attenzione: è importante che mettiate gli ingredienti nella vaschetta della macchina uno dopo l’altro proprio nell’ordine che vi ho fornito. Perché vi chiederete voi? Beh perché la parte solida, ovvero le farine, il sale, lo zucchero, eventuali altri ingredienti (ad esempio noci oppure olive) e lo lievito non devono entrare subito in contatto con la parte liquida, composta dall’acqua e dall’olio.

Poi le dosi. Devono essere molto precise, perciò vi consiglio di pesare tutto. Se vi scappano 10 ml in più di acqua dovrete conteggiare 610 grammi di farina, dopodiché non vi resterà che regolarvi a occhio, a seconda della consistenza dell’impasto: se è troppo acquoso e molle aggiungete farina, viceversa invece ammorbidite con un po’ di acqua.

Qual è la difficoltà maggiore?
All’inizio io facevo un pane compatto e dalla crosta dura, che non mi soddisfaceva per niente.
Poi ho capito: gli elementi più ostici su cui bisogna prendere la mano sono lievito e farina. Lo lievito è la chiave per un pane morbido, con la giusta alveolatura. La farina deve essere di qualità perché è la base di partenza. La 00 è la più facile da reperire (e la più economica), per la 1 dovete fare qualche ricerca ma pare sia migliore. Nella mia esperienza posso dire che, a risultato finito, le due tipologie si equivalgono.

Altra domanda che mi hanno fatto: a cosa serve lo zucchero? E se poi il pane mi diventa dolce?
Lo zucchero è indispensabile per attivare lo lievito, quindi mettete tranquilli il vostro misurino e niente paura il vostro pane risulterà salato.

Questo è tutto, ora non vi resta che provare e magari postare le foto dei vostri bei pani sulla fanpage Facebook del blog 😉

Scrittura creativa: esercizi per vincere la minacciosa “sindrome da pagina bianca”

Scrittura creativa TorinoMai capitata la cosiddetta “Sindrome da pagina bianca”?
Devi scrivere una relazione di lavoro, una email, la tesi di laurea o piuttosto un testo di diversa natura, creativo, per partecipare ad un concorso letterario.
Sei lì con il tuo bel foglio Word aperto che ti guarda. Ancora bianco. Da più di mezz’ora.
Guardi a destra e hai l’orologio del cellulare che ti bacchetta. Guardi a sinistra e hai la to-do list (La Maledetta è lei, altro che Pirlo).

Capita anche a me, quindi ho deciso di condividere 3 esercizi che faccio quando la penna si è inceppata e il doc Word urla per farsi sentire.
Modalità di somministrazione: qb anche oltre il caso di necessità 😉

1. L’ESERCIZIO DELLA LETTERA
Guardati intorno, scegli la prima lettera che vedi, a caso, e scrivi 25 parole che cominciano con quella lettera. Senti che qualcosa si sta mettendo in moto? La tua mente dice a sé stessa beh dai questo è facile lo so fare senza problemi e tu ti ritrovi a scrivere. Solo scrivere. Ripeti l’esercizio con un’altra lettera. Va meglio? A me, arrivata a questo punto, succede che, seppur seguendo il percorso obbligato dell’iniziale scelta per l’elenco, la mente vaga in un brainstorming libero. Questo brainstorming può rivelarsi più utile di quanto avreste creduto, sfruttatelo: appuntatevi idee balzane, ispirazioni, ricordi emersi grazie ad esso.

2. L’ESERCIZIO DEL COMPLEANNO
Pensa ad un evento, come il compleanno di tua mamma oppure la prossima cena di San Valentino con il/la fidanzato/a. Immagina di essere stato incaricato di organizzarlo: devi fornire ai tuoi collaboratori un elenco completo di tutti gli step. Stendi solo l’elenco, senza preoccuparti dei dettagli ai quali penserai più tardi. Come cominceresti? Ordinando la torta di compleanno oppure telefonando al ristorante per prenotare? Cosa ha priorità e cosa invece è secondario? Questo esercizio costringe la mente a creare una scaletta, riordinando le idee confuse, dando loro un ordine di senso ma anche temporale. Molto utile quando vi viene richiesto un articolo o un capitolo di libro o tesi.

3. L’ESERCIZIO DEL DITO
Descrivi minuziosamente come si presenta il dito indice della tua mano destra. Soffermati sui particolari e arricchisci con aggettivi. Non aver paura di dilungarti o annoiare. Si tratta di un dito affusolato oppure tozzo? La pelle è abbronzata o pallida? Screpolata oppure liscia? Più ricco sarà il testo in termini di dettagli, più sarete portati alla concentrazione e all’esposizione. Trovo che questo esercizio sia ottimo, specie quando non riesco a creare una descrizione soddisfacente oppure a spiegare un concetto nel modo approfondito richiesto.

Se volete leggere testi di scrittura autorevoli, vi consiglio Annamaria Testa oppure, a proposito di tesi, Umberto Eco. Per imparare come si delinea un plot davvero avvincente, per me nessuno eguaglia l’intramontabile Agatha Christie.
Per tutto il resto, leggete leggete leggete. Leggete libri lunghi oppure brevi. Leggete scrittori europei vicini alla vostra cultura ma anche sudamericani e orientali, che vi sfideranno alla comprensione e all’empatia.

Leggete come mangiate: tanto, di tutto e ad ogni ora del giorno.

Estate low cost a Torino – Divertirsi spendendo poco

estate 2014 torino low costCome la scorsa estate siete sin dinero ma come la scorsa estate non impazzite all’idea di starvene tappati in casa a far niente?
Ecco qualche idea utile che voglio condividere con voi 😉

CINEMA

Cinema a Palazzo Reale. Le programmazioni iniziano alle 22 e il biglietto costa 5,50 €. Il 13 Agosto mi sono già segnata un cult, “Sabrina”, ma ce ne sono di diversi generi.

Martedì donna al cinema Ideal. Se siete tutte donne e avete una serata libera in settimana, scegliete il martedì: al cinema, vicino Piazza Statuto, film a 4,50 €.

Portofranco Summer Night del Teatro Baretti. Il martedì sera alle 21.45 alla alla Casa del Quartiere di San Salvario (Via Morgari 14 ) cinema ad ingresso libero. Dalle 19.30 c’è anche l’aperitivo pre-cinema, che vi costerà 7 €.

Per chi vive a Santa Rita c’è “Notti di Stelle al Rignon”: da Hunger Games a Lo Hobbit a Tutta Colpa di Freud per un costo di 4,50 €.

APERITIVO&BALLARE

Mercoledì sera al Cacao con TuttiFrutti! Ingresso fino alle 22.30 8 € con drink, dopo le 22.30 costa 10 €, sempre con drink incluso.

Whitemoon: alcuni lo amano altri lo odiano. Nel dubbio vi segnalo comunque che l’ingresso è libero e la consumazione facoltativa. Il mercoledì dalle 20 c’è aperitivo.

SERATE A TEMA

Cosa vi viene in mente se dico burlesque, zucchero filato, abiti vintage, swing, ciuffo e bigodini? Festa anni ’50! Ingresso dalle 21 a 5 €, alla Scuola Holden di Piazza Borgo Dora 49. Evento Facebook qui.

Il 25 al Circolo Esperia con un budget di 8 € potete partecipare alla serata Twist and Shout anni ’50 e ’60.

MUSICA

Fino al 23 Torino Suona Mozart, con eventi gratuiti: info qui.

Dal 24 al 27 Traffic Free Festival 🙂 #cosebelle

ROMANTICHERIE

I tour in battello sul Po costano dai 2,5 ai 6 € nei giorni feriali e fino al massimo a 9 € nei festivi.

SPORT E CIRCO

Estate = Piscina? I costi vanno dai 2 ai 15 € anche se la media muove attorno ai 5 €. Ci sono, all’aperto o al coperto, diverse opportunità:

  • Piscina Lido
  • Piscina Trecate
  • Piscina Lombardia
  • Piscina Pellerina
  • Piscina Sisport
  • Piscina Franzoj
  • Piscina Colletta
  • Piscina Parri
  • Piscina Vigone
  • Piscina Stadio Monumentale
  • Piscina Comunale di Grugliasco

Fino al 30 a Grugliasco c’è il Festival Internazionale Sul Filo del Circo 2014. Le esibizioni sono molto particolari, perfette per chi è tipo da Cirque du Soleil. I biglietti costano dagli 8 ai 12 €.

10 cose che ho imparato da Il Talento delle Donne di Odile Robotti

talento donne odile robotti socialmedia torinoNoi donne lo cerchiamo bello, stimolante e in grado di farci crescere giorno dopo giorno. Lo desideriamo attento alle nostre esigenze, vogliamo che ci prenda sul serio, che ci rispetti per le nostre forze e qualità. Sì, sono convinta che cerchiamo nel lavoro le stesse qualità del nostro uomo ideale.
Poi finiamo il liceo/università/master e scopriamo che non va esattamente così. Che, come scrive Odile Robotti nel suo libro Il talento delle donne edito da Sperling&Kupfer

essere donna nel mondo del lavoro è un lavoro di per sé

Odile è stata così gentile da regalarmi il libro, chiedendomi di farle sapere cosa ne pensassi. E io ho deciso di descriverlo in 10 concetti, 10 pillole utili.
Sono le 10 volte nelle quali ho letto e poi alzato gli occhi dalla pagina pensando Caspita è vero, come quella volta che…

– Ci hanno insegnato a non esaltarci troppo, a non vantarci. O, come si dice dalle mie parti, una città che fa dell’understatement un modello di vita, a volare basso. Lo anticipava tempo fa nel suo Lean In anche Sheryl Sandberg: se un uomo a capo di un team ottiene successi si descrive come un leader capace e risoluto, mentre se lo stesso accade ad una donna beh.. lei tenderà ad attribuire la riuscita al valore del gruppo, al duro lavoro, al caso, alla fortuna. Bene, è ora di fare un esercizio. Sarà shockante. Parliamo dei nostri successi e valorizziamoli. Hashtag numero 1: #perchéiovalgo

– Quante volte ci siamo sentite dire Sono certo/a che saprai farmi sognare oppure Con le tue capacità puoi aiutarci a dare la svolta alla nostra situazione attuale o ancora Certo è un compito tosto eh, ma sono sicuro/a che tu riuscirai dove altri hanno fallito. Ecco, Robotti con efficacia chiama queste le “polpette avvelenate”. Perché spesso ci indorano la pillola con un complimento e noi ci ritroviamo alle prese con missioni impossibili, destinate a rimbalzarci sui denti. E avoja a fare magie: se certe situazioni non sono mai state risolte prima ci sarà un perché. Hashtag numero 2: #noncicasco

– Alle medie la mia professoressa di italiano, che manco a dirlo adoravo, ci ripeteva Fate tante domande. Perché aiutano a capire, perché dimostrano interesse per l’argomento e fanno sentire tutti coinvolti. Bene, dimenticatevelo. Troppe domande trasmettono debolezza e ansia. Hashtag numero 3: #sololedomandegiuste

– Sorridere, essere gentili con tutti: a noi ragazze viene naturale. Perché ci è stato insegnato che sono segni di un corretto comportamento, che possiamo usare la femminilità per convincere e farci benvolere. Errore. Se sentiamo puzza di battuta sgradevole, di insinuazione ingiusta, di critica non costruttiva allora è sacrosanto smettere una buona volta di sorridere. Hashtag numero 4: #nonpiacereperforza

– Amo il rugby, e se lo seguite anche voi sapete di cosa sto per parlare. In breve, in questo sport omoni enormi si affrontano a viso aperto, con lealtà ma senza fronzoli, e poi a fine partita trascorrono il terzo tempo insieme, vincitori e sconfitti, mangiando e bevendo. Provate a immaginare la scena. Ce l’avete in testa? Bene ora provate a pensare all’ultima volta che una collega vi ha detto una frase sgarbata o vi ha lanciato una frecciatina polemica. Reazioni diverse eh? 🙂 Robotti con grande onestà ci fa ammettere fatti veri dei quali prendere atto per cambiare: spesso anzichè affrontare apertamente un conflitto e poi berci una birra su e amici come prima noi ragazze tendiamo a non dire niente, portare rancore, essere invidiose, tramare, parlare alle spalle. Confondiamo avversario con nemico giurato. Meglio affrontare con calma le situazioni spinose appena si presentano, di qualsiasi tipo esse siano. E dopo averle risolte con assertività, lasciarsele alle spalle. Hashtag numero 5: #avisoaperto

Mando quel cv negli Usa, ho letto l’annuncio di lavoro e sembra la descrizione delle mie esperienze lavorative. Non ci potevo credere guarda, spero che mi prendano. Però da una parte sarebbe un bel casino… Lì pagano da Dio, e nessuno trova simpatica una che guadagna il triplo di un’altra donna o il doppio di un uomo. Spiegazione tra le righe: ho paura di vincere. Perché, come dice giustamente Robotti, per le donne status e gradimento sono correlati negativamente. Hashtag numero 6: #finoallafine

– C’è la vicina anziana che chiede ogni giorno una favore diverso, la mamma che fa gli occhi da Gatto Con Gli Stivali se non la vai a trovare 7 giorni su 7, la collega che quando si tratta lavori di gruppo diventa irreperibile. Fermi tutti: è il momento di sfoderare il magico no. NO. N-O. Nein. Meglio imparare in fretta a distinguere tra chi ci vuole bene e chi approfitta della nostra gentilezza/professionalità/tempo. Hashtag numero 7: #ancheno

– Ai primi stages ero convinta che bastasse lavorare tanto e bene per essere ricompensata. Mi sono accorta a mie spese che non è così. Noi ragazze perdiamo ore a lavorare su cose che non vengono misurate mentre trascuriamo la comprensione delle relazioni che regolano il gruppo o il rapporto con il singolo cliente. A volte i fattori di premio non sono il lavoro a testa bassa ma la capacità di fare gruppo, essere rilassati anche nel bel mezzo delle crisi, l’uniformità con il dipendente-tipo dell’azienda. Regole non scritte, insomma, da imparare al più presto. Hashtag numero 8: #guardatintorno

– Rilassate sì, troppe risate no: si viene fraintese, prese meno sul serio, minimizzate. Hashtag numero 9: #pocodascherzare

– Quali sono i simboli tipicamente maschili del potere? Estensioni vistose di sé: automobili potenti, orologi, case, belle donne. Robotti spiega che i simboli contano e che se li desideriamo non dobbiamo vergognarcene. Non scusiamoci troppo, neanche del potere. E non sentiamoci obbligate a dare spiegazioni su tutto. Hashtag numero 10: #soproud

A voi sono mai capitate queste situazioni? Raccontatemi le vostre storie di ordinaria giungla lavorativa 🙂