In vacanza quest’anno ho imparato che

blog torino socialmedia mare vacanzeHo affrontato i miei due giorni di mare con il buon proposito di scrivere senza farmi troppe domande stilistiche e cazzeggiare senza farmi troppe remore morali.
Circondata solo dal brusio del mare ho lasciato che il vento ripulisse la mia testa dallo stress per il lavoro, la casa ancora da finire…
Puntini infiniti che finalmente non vanno più in cortocircuito ma percorrono una lunga distanza fino a dissolversi.

Come al solito le zanzare mi hanno scambiata per uno spiedino succulento e i capelli stirati hanno retto ben 30 secondi netti 🙂
Insomma, leggi e rileggi, ascolta musica e prendi il sole… Alla fine la geniale consapevolezza: non stavo pensando a niente. Mente svuotata. Stato di frizzante stordimento. Figata, ecco.
Spesso pensiamo che la vacanza debba essere cocktail un filo meno annacquati, nuotate a perdifiato, pesce come se non ci fosse un domani urbano, motorino, gonne oscene e orecchini fluo.
Ma la verità è che quando lavori al pc ogni giorno, facendo ‘a nuttat dietro ai clienti più esigenti, non ti perdi una email sull’iPhone e sei aggiornato minuto per minuto su Twitter, la vera, sola, unica cosa di cui senti il bisogno in vacanza è il nulla cerebrale.
Il tempo che si dilata fin quasi a diventare noia. Leggere il minimo indispensabile, possibilmente robe poco geek e per niente cool. Insomma, abbrutimento positivo, condito con pomodorini freschi, olio e balle di fieno che rotolano felici per il cervello.

Promemoria per questo autunno caldo: dedicare 10 minuti alla settimana a pensare a niente.

Il Salone del libro che vive

Ogni anno durante il Salone Internazionale del Libro si ritrovano in città brillanti menti scriventi. È un piacere vedere quante persone, nonostante leggano poco, non vogliano perdersi l’appuntamento: perché è un rito caro a tutti, perché ne approfitti per comprare libri ai figli o per sentir parlare quello scrittore che la collega definisce bravissimo, e intanto incroci le consuete scolaresche in gita.

Per me è un appuntamento fisso: ci vado per annusare novità, incontrare amici e poi… non so se lo notate anche voi ma è come se radunate insieme in una stessa location, forti l’una dell’altra, le parole dalla carta esplodessero al di fuori con tutta la loro potenza, volando di mano in mano, di mente in mente, di bocca in bocca con le tante conferenze. Sì, durante il Salone del Libro verba volant, ma soprattutto vivent 🙂

Review libri: Mal di Torino di Vespa

mal torino vespa socialmediaSì lo so ci ho messo una vita a leggere questo Mal di Torino di Fabrizio Vespa, edito da espress. All’apparenza volumetto innocuo, in realtà si prende tempo e chiede lentezza.

Non so se soffro del mal di Torino. Quel che è certo è che il libro isola in maniera eccellente concetti verissimi, nel bene e nel male. C’è il pudore, l’essere burberi e il definirsi “gente che produce cose”. C’è la concretezza dello stare coi piedi per terra, che può diventare critica feroce nei confronti di chi è ambizioso. C’è l’eterno understatement che porta, nel suo lato negativo, a sottovalutare le unicità (come il Monviso nel logo Paramount, lo sapevate?). C’è la sensazione da Terra di Mezzo, quella che sì non siamo più città operaia però dai anche se vengono ad ascoltarmi da mezzo Mondo posso mica dire ai miei che faccio il musicista jazz.
La scrittura è densa e ben articolata: mi piacciono gli autori che non sprecano le parole, ma le selezionano con cura. Un plauso all’autore, poi, perché è riuscito a estrapolare atteggiamenti precisi e a renderli comprensibili senza scadere in stereotipi da Vuole una meeeeeenta.
Mi è piaciuta la scelta di inframezzare le interviste (10, a personaggi made in sabaudaland come Casacci, Della Casa, Salza, Marconetto, Gambarotta) a belle illustrazioni e lettere di Cesare Lombroso alla figlia. Quelle lettere sono una vera chicca da fineurs. La mia preferita include una frase significativa: “Torino è una vedova indecisa che aspetta istruzioni”. Mi sono piaciuti meno, invece, i riferimenti a concetti astratti come il sogno o il mito della fenice.

Questo, per me, è il genere di libro che finisci di leggere, sistemi in libreria e poi pensi Aspetta un attimo, ma davvero qui hanno vissuto Kerouac e Ginsberg? Davvero Hitchcock ha visitato la Fiat? Ecco lo sapevo, sono proprio di Torino 🙂

Galateo della scrittura sui social network, caso #2 – Colleghi ai tempi del socialmedia

galateo social network facebookDopo la prima esilarante puntata della serie “Galateo della scrittura sui social network”, siore e siori ecco altri stupefacenti stralci di vita virtuale quotidiana.

Nella parte centrale della propria vita, la Femmina Lavorativae si scontra con un doloroso inconveniente. Generalmente classificato come attività stufosa, e recentemente assurto alle cronache come occupazione sottopagata di tempo altrimenti utile, tale inconveniente è definito lavoro. Nonostante una diffusa piaga della specie nota come disparità di genere, aggravata da un ambiente ostile detto crisi, la Femmina Lavorativae tende ad affrontare con stupefacente pazienza e grinta l’attività lavoro. Tuttavia, recenti ricerche mettono in luce un trend che vede la Femmina Lavorativae scontrarsi con gravi episodi di una malattia molto diffusa, dalla cura ancora sconosciuta, nota come Sindrome del machecazzoscrivibalengo. Sono affetti da tale malattia colleghi di lavoro ambosessi di ogni età, ma si rilevano particolarmente esposti individui già colti in atteggiamenti di Delirio Tremens quali pronunciare di fronte a un cliente importante il nome “disto” (distanziometro ndr) come “desktop”, lasciare il water dell’ufficio orrendamente mutilato di maron caghet, scambiare i bicchieri (pieni) dei colleghi per posaceneri a libera disposizione, raccomandare la puntualità e poi arrivare alle 9.45.
Attenzione: queste osservazioni sono frutto di una vasta ricerca sociale che ha coinvolto numerose Femminae, pertanto ogni riferimento ai fatti descritti di seguito non è affatto casuale. No no, se vi ci riconoscete siete proprio voi. Colleghi avvisati…

Il simpaticonemaancheno. Capo che mi hai licenziato/non mi hai rinnovato l’ennesimo contratto precario, non ti aspettare che continui a chiacchierare con te come niente fosse su Facebook. Non ti aspettare che ti risponda a suon di emoticon sorridenti. Aspettati che ti banni in eterno, questo sì. Se poi ci hai anche velatamente provato, con tutta probabilità adesso starò ridendo della tua faccia con le mie amiche. A social spenti.

Il giocherellone. Collega che giochi a Ruzzle con gli amichetti di Facebook o Twitter, è inutile negare l’evidenza: le notifiche sul tuo profilo parlano per te. Sì, anche al tuo capo. Sì, anche quando dici che vai solo un secondo in bagno e poi ci passi sei ore e torni col crampo all’indice.

La diarroica. Collega che ogni 5 minuti clicchi sul magico pollice o (peggio) pubblichi immagini sdolcinate con frasi tipo “le donne sono forti e gli uomini no, pappappero”. L’intera Feisbucsfera ha capito che il fidanzato ti ha piantata, sappiamo cosa stai provando e ci dispiace di cuore. Ma eccoti un dato comprovato: il numero di frecciatine postate per far capire qualcosa a una persona idiota è inversamente proporzionale al raggiungimento di tale obiettivo. Ergo: l’unico che non avrà visto quelle immagini sarà il tuo ex fidanzato, noto agli studiosi come Diversamente Dotatus Celopiccolus. Mentre noi ci ritroveremo la home page intasata di donne piangenti, tatuaggi, cuori infranti. Consiglio: vai a sbronzarti con le tue amiche al Quadrilatero, è più efficace.

Per completezza non potevo escludere dalla mia lista di saggi una specie in rapidissima espansione territoriale: gli stilisti mancati. Se è Homo Balengus si presenta con magliette da bimbominkia o pantaloni calati con mutande a vista, nonostante occupi una posizione dirigenziale. Se è Femmina Cretinettis giunge baldanzosa con unghie rifatte lunghe 25 centimetri e poi ti chiede di aprirle la bottiglietta dell’acqua perché non riesce più a usare normalmente gli arti superiori. Oppure ha 45 anni e quella sua maglietta fina che piace tanto al Collega Bavosus. Ah, naturalmente prima di comparire in ufficio ha applicato il trucco con la nuovissima cazzuola di Kiko, perché l’ha consigliata Clio Makeup. Un solo commento: #abbiatepietà.

Racconto di Torino su Pinterest e Instagram

Narrare. Raccontare. Per anni ti leggono storie di cappucci e draghi nel lettuccio caldo, poi cresci e ti rispondono che no, non hai più l’età. Ebbene, è tornata (e meno male) la voglia di raccontare un brand o una realtà attraverso le immagini e la narrazione scritta. Si chiama storytelling. E am pias tant.

Un marchio o un tema in fondo sono un pò come organismi viventi, con delle personali storie in costante evoluzione. Nascono, si inciampano nei primi gradini, si rialzano, si sviluppano. Da piccola realtà a grande marchio consolidato, da piccola città a grande capitale, tutto ciò che ci circonda è frutto di crescita biografica, di respiri, di gesti piccoli che poi segnano momenti grandi che poi diventano cambiamento. E chiamatelo diario o livetweet, chiamatelo video emozionale o photo sociality, la frontiera dello storytelling si ibrida con i social network.

Quindi ecco l’esperimento: provo a raccontarvi le tante facce di Torino usando immagini tratte da Pinterest e Instagram. Le fotografie che vedete qui non sono state scattate da me: puntando il mouse su ciascuna immagine trovate la fonte. Le ho scelte secondo gusto personale, ma se ne avete scattate altre inviatemele a socialmediatorino@gmail.com e dedicherò altri post al materiale ricevuto.

Spero possiate riconoscervi, come me, in queste foto. Spero possano raccontarvi una storia.

C’è anche Torino alla Social Media Week 2013

social media week blog

È cominciata ieri a Milano la nuova edizione della Social Media Week targata Italia, e noi non potevamo mancare.

Eccovi serviti i torinesi che esporteranno un pò di sana e robusta nerdezza sabauda. Li conoscete? Li followate?

La rassegna si chiude venerdì 22, con “Social Media: 5 trend per il 2013”, che vedrà protagonisti, tra gli altri, Adele Savarese di Ninja Marketing,  Alex Giordano di Ninja Marketing e Viral Beat, e Gaia Berruto di Wired. Modera Gianluca Neri di Macchianera.

Per seguire passo passo l’evento, oltre a Twitter vi consiglio Pinterest: Sebastian aka Beaver ha pubblicato un’interessante infografica.

A Settembre 2013 sono previsti altri appuntamenti legati alle Social Media Week nel Mondo: speriamo che Torino, come lo scorso anno, torni protagonista. Sarà che sò de parte, ma vedo intorno a me tante realtà che devono ancora essere raccontate. Nel frattempo, seguite gli aggiornamenti nostrani sulla pagina Facebook della SMW Torino.

Galateo della scrittura sui social network, caso #1 – Rottura sentimentale

galateo social network facebookNel corso della sua esistenza, la Femmina Sapiens viene a contatto con alcune spiacevoli situazioni.
Una di queste è l’incontro con esemplari deviati di Homo Dementis, presumibilmente una non rara deformazione di Homo Sapiens.
Di fronte a queste eventualità, la Femmina Sapiens mostra segni di evidente abbandono della pazienza e della razionalità, accompagnati da un inaspettato picco di creatività vendicativa e talvolta dall’aumento dell’ormone della violenza.
I più recenti studi dell’Università di Faciuncaztown dimostrano che di fronte a questa sgradevole evenienza la Femmina Sapiens ha evoluto il proprio comportamento, portandolo da Femmina Fanientis Stobenae a Femmina Vendicativa Colcazzus.
È stato rilevato che a seguito di tale mutazione, la Femmina Vendicativa Colcazzus adotta alcune forme di autodifesa.
Eccole elencate di seguito:

  • Casuale invio di foto compromettenti a madre/padre/capo
  • Aumento dell’attività fisica, con conseguente incremento di potenziali accoppiamenti, anche fuori dal solito branco
  • Casuali lanci di oggetti il luogo aperto. Meglio se dall’alto. Meglio se preziosi, tipo chiavi della moto od orologio
  • Casuale presenza di mazze ferrate in micro borsette. Il fenomeno è ancora in fase di studio ed è stato classificato al momento tra i misteri della specie

Attenzione: durante il periodo di mutazione in Femmina Vendicativa Colcazzus, è consigliabile per qualsiasi Homo Dementis attenersi a semplici regole di sopravvivenza. Nel caso sei social networks, queste regole prevedono:

  • Non scrivete post provocatori. No, neanche sul Whatsapp. Non diteli al telefono, né a voce. Non comunicate proprio
  • Evitate di postare status senza un evidente senso logico. Qualsiasi espressione che non rientri nella categoria “Soggetto+Verbo=Conseguenza comprensibile ai più” causerà nella memoria della Femmina Vendicativa un Error 401. E il conseguente lancio di computer (il vostro, ebeti) fuori dalla finestra. Casualmente
  • Non curiosate e non lasciate casuali allusioni sulle bacheche di amici comuni. La Femmina Vendicativa Colcazzus sorprende per la sua capacità di fare amicizia con rari esemplari violenti di Homo Armadius

Poi dicono che noi donne non siamo razionali. Tzè.