Voglio dire, devi sentirti meglio.
Adesso Feragggni e Quell’Artro divorziano, hai visto? Te lo dicevo io. Ti senti meglio vero? Questa non è la tua storia, è la sua.
Per anni abbiamo osservato ogni passo di questa donna orribilmente magra, privilegiata e biondissima e adesso che quel passo lo ha mancato bum: tutto è tornato in ordine. Prima sì certo, tutto bene: spettatrici consapevoli di un Grande Fratello sempre acceso. Morbosamente incuriosite. Un caso studio, un esempio al quale guardare. Ci appartiene, ha scelto di essere proprietà pubblica non trovi? Però poi no, è troppo, è seccante diamine. Abbiamo deciso che è diventata troppo. Non sappiamo nemmeno bene in che senso: troppo lusso, troppa fama, troppi soldi, troppa fortuna? Forse. La giovane donna che si è inventata un’impresa senza neanche l’aiuto di qualche mafioso adesso cade in rovina per sua stessa colpa: la giustizia è ristabilita. La donna cattiva è stata punita. Ne avevamo il diritto. Presto diventerà una barzelletta, ci rideremo su: c’era una volta una banale truffatrice. La squallida imprenditrice che per il business butta nel tritacarne dei social persino i figli piccoli. Non si era mai visto prima, specie se si tratta di imprenditori, cantanti, attori maschi. Il controllo è stato ristabilito e la civiltà occidentale non è crollata.
Era solo questione di tempo. Eccola: una donna peggiore di noi. Questo sì che ci fa sentire meglio, stiamo meglio con noi stesse. Si può essere angeli o stronze: finalmente lei è tornata nella casella Stronze in cui era destinata a finire. La nostra insicurezza, la paura, la vergogna che la società patriarcale ci instilla: tutto finito, possiamo tirare un bel sospiro di sollievo. In fondo ogni donna ha qualcosa di sbagliato no? Basta solo cercare bene, basta trovare i segni della mutazione in lupe mannare. Basta correre sui binari, in attesa di vedere chi esce e deraglia rovinosamente. Ci sentivamo mediocri e ora è tutto a posto. I social sono terribili, noi certe cose non le penseremmo mai figuriamoci. Ci travestiamo da mostri solo ad Halloween ma in fondo siamo persone buone e generose. Sì, noi siamo meglio.
In fondo il piacere che proviamo nell’osservare la sofferenza altrui è normale, umano, no? Vomitare insulti su una perfetta sconosciuta è giusto. Ha colorato oltre i bordi, come si permette. Ha fatto cose che noi reputiamo sbagliate, e magari lo sono davvero: quindi era giusto che tornasse a bada. Si è ridimensionata, è tornata al nostro livello. Se hai tutto puoi perdere tutto all’improvviso, non lo sapevi? Non lo sapevi che le ragazze cattive prima o poi si fanno male? Non riusciva mai a tenersi i vestiti addosso: che vergogna, è una madre. Ma non era quello il motivo per cui la spiavamo dal cellulare 24 ore su 24? Sì ma no, adesso non va più bene. Adesso non è più un gioco: noi abbiamo il potere di toglierle quel che vogliamo. Ci divertiremo a insultarla e poi ci annoieremo, non ne avremo più bisogno: passeremo al prossimo idolo da osannare. Il prossimo capro espiatorio.
Quando una donna osserva abbastanza a lungo una trainwreck finisce quasi sempre per osservare sé stessa. Jude Ellison Sady Doyle, “Spezzate: perché ci piace quando le donne sbagliano”