A Torino, chi per lavoro impasta, lievita e condisce parole ha ben appuntato in memoria un nome: la Scuola Holden fondata da Alessandro Baricco. Prestigiosa (meritatamente), autorevole, costosa, di altissima caratura letteraria e intellettuale, la Holden negli anni è diventata punto di riferimento per scrittori e creativi. Ma c’è di più. Scorrendo tra newsletter e Twitter ho scoperto non solo che la Holden è attiva (e bene) sui social, ma anche che un’interessante novità la vede protagonista: un progetto legato ai social network e allo storytelling, arte nella quale va da sé la Holden è maestra.
Si chiama #wehaveadream.
In occasione di #holdenreborn, la festa di inaugurazione della nuova sede in Borgo Dora, il lavoro social della Holden si era già dimostrato attento e di qualità. Per l’occasione, la Caserma Cavalli ha ospitato una festa e le foto (fatte come si deve) sono state pubblicate anche su Facebook. Poi lo scorso weekend la Holden ha presentato la scuola con un #openday a ingresso gratuito segnalato su Facebook. Insomma carta e web, online e offline, annosi binomi dipinti come inconciliabili, in fin dei conti vanno egregiamente d’accordo se il comune denominatore è un ottimo prodotto e la voglia di sperimentare con il buon senso acceso.
Adesso da ottobre ha preso il volo “We have a dream”, un progetto di social writing in collaborazione con Telecom Italia. Non trovate che già solo la definizione di social writing sia bella? 🙂 Va beh, cose da scribacchina. Torniamo a noi. L’idea, spiega sulla fanpage la scuola, è quella di partire dallo storico discorso di Martin Luther King e riscriverlo in 10 settimane, con una dinamica allargata e sociale. Ogni settimana sarà dedicata a una parola chiave di “I have a dream”, come ad esempio fede, e ogni settimana un autore diverso, come ad esempio Bartezzaghi, scriverà un tweet al giorno, facendosi ispirare da quella parola.
Poi toccherà agli utenti interagire con i contenuti pubblicati: ogni giorno verranno selezionati i quattro migliori e i loro autori potranno scrivere un racconto sul tema del tweet in questione. Le storie che si creeranno saranno pubblicate su una piattaforma creata ad hoc e verranno votate sia da una giuria interna sia dai lettori. Alla fine ne verranno scelte 40, che comporranno il testo finale di “We have a dream”, raccolta digitale liberamente scaricabile (= gratisse).
La Holden conclude spiegando che così, insieme, scriveremo un nuovo “discorso” per ricordarci che a volte i sogni sono talmente forti da cambiare il Mondo. E che i grandi cambiamenti, così come i grandi sogni, si costruiscono in tanti.
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